Le origini dell’iperrealismo pittorico

L’iperrealismo, anche conosciuto con il termine di fotorealismo, nato in America tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta è uno stile pittorico basato sulla riproduzione di un soggetto fotografico. In Europa si diffonde alla fine egli anni settanta e si contraddistingue dalla pop art, importante corrente artistica del dopoguerra da cui ne deriva, per la ricerca e la rappresentazione meticolosa dei dettagli.

Con l’iperrealismo vi è quindi un ritorno al realismo ed alla raffigurazione della natura ed è proprio per questo motivo che assume un significato rilevante per l’arte moderna. In effetti le correnti moderne e la sperimentazione moderna, nate subito dopo l’impressionismo ottocentesco e le avanguardie del 900, hanno fallito e si avverte il bisogno di ritornare alla tradizione, anche se a dire il vero, il realismo non aveva mai cessato di vivere in parallelo con le correnti moderne.

L’invenzione della macchina fotografica fu concepita come una seria minaccia all’arte figurativa, con l’Iperrealismo perde ogni conflittualità, anzi viene riconosciuta la sua superiorità. La macchina fotografica diventa lo strumento per la “ripresa” della vera immagine ed il pittore riproduce gli stessi difetti e le stesse deformazioni.
Nel 1968 viene definito anche Photorealism dal gallerista newyorkese Louis K. Meisel. Tra i più famosi esponenti, ricordiamo gli americani Chuck Close, Richard Estes, Ralph Goings.